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il manifesto - 17 Febbraio 2004 VISIONI pagina 14
indice visioni

pag.14

«Yes men», come sgonfiare i media
ROBERTO SILVESTRI
 
Nei corridoi della Stasi
CRISTINA PICCINO
BERLINO
 
In viaggio verso la guerra infinita
ELFI REITER
BERLINO
 

pag.15

Bbc, c'è aria di vendetta
ORSOLA CASAGRANDE
LONDRA
 
Il toto nomi per la direzione
 
I watchdog della tv di stato
 
Tutta l'offerta delle reti di sua maestà
 

pag.16

Passeggiata inglese al Flaminio
PETER FREEMAN
ROMA
 
PERSPORT
L'eterna sudditanza psicologica
ROBERTO DUIZ
 
Eduardo torna amarissimo in teatro
GIANFRANCO CAPITTA
ROMA
 
CALIBRO 9
Al Hurra fa flop
 
 

apertura

«Yes men», come sgonfiare i media
Berlinale 54, gran finale con proteste, scandali, feste patriottiche e «rivelazioni» scabrose. Tre documentari su donne, Stasi e Wto. Come funzionano e come si sfasciano i sistemi di controllo interno e internazionale
ROBERTO SILVESTRI
Alle premiazioni della Berlinale, sabato scorso, attivisti politici (studenti, soprattutto) hanno protestato contro i tagli sociali e quelli all'istruzione e alla cultura del governo Schroeder. Un happening, prima nudi sul tappetto rosso dell'ingresso, poi nel palazzo del cinema, durante il gala in diretta tv. A premiazione iniziata sono apparsi sulle balconate, con megafono, lanciando volantini. Il direttore della Berlinale, Dieter Kosslick, ha contrattato via microfono: «Non vi denuncio alla polizia, ma dite in un minuto quello che volete, e poi, siccome abbiamo solo 29' di diretta, e questa sala costa, continuerò con la premiazione». Loro hanno lanciato il messaggio, emozionati e un po' confusi, poi la polizia ha sgombrato. La presentatrice di Sat 1 ha tradotto in inglese l'intervento, compreso il progetto (ideato dalle scuole di cinema tedesche) di realizzare 19 corti sui 19 articoli della costituzione tedesca. Di Pietro e i cortismi sarebbero felici anche in Italia (abbiamo una costituzione più lunga e, speriamo, più difficile da peggiorare)...

Domenica, poi, quotidiani turchi e tedeschi entusiasti dei premi, con, in prima pagina, le foto a colori di Fatih Akin e dei due protagonisti di Gegen die Wand (Contro il muro), Sibel Kekilli e Birol Unel. Solo il quotidiano scandalistico e della destra xenofoba, Bild, è stato reticente e silenzioso. Covava vendetta, e non certo per simpatie curde, mentre gli altri inneggiavano patriottici, dal Berliner Morgenpost («ha vinto un film tedesco») a Hurriyet («a un turco l'Orso d'oro!»).

Il merito del successo della pellicola (e di quella che ha condiviso il trionfo, L'abbraccio perduto, dell'argentino Burman) è nel suo contaggioso «quoziente verità», atmosfera non patinata e stile aspro e «doc». Merito soprattutto di Silbel Kekilli, la «Rocco Siffredi del cinema tedesco», nel film non a caso è «Sibel», ragazza perduta che ritrova nell'amore vero la voglia di vivere, anche se la strada sarà ancora più in salita....

Così la grande «rivelazione» del Bild di lunedì diventa un boomerang e un involontario lancio promozionale del film: «Kekilli è una pornostar!», aggiungendo, a parte un cognome fin troppo poetico, pregio a pregio. Non per le foto pubblicate da Bild, che - omissis puritano - non documentano nemmeno gli apici hardcore raggiunti nel passato dall'attrice turco-tedesca di 23 anni (quando, col nome Dilara girava per Magmafra Sogno di un giorno d'estate, Dolci sogni di teenager o Fattoria di pulcini superfica), ma perché svelava l'unicità di Contro il muro, il «corpo a parte» della protagonista, capace grazie al regista Akin, di credibili, intense e ancor più difficili, tecnicamente, geometrie soft-core.

A Panorama, dopo il trionfo di Toronto 2003 (e arriverà presto in Italia, grazie alla Teodora), un gioiello nascosto dentro un programma troppo fitto e depistante. Dall'AmericaYes men, finalmente un vero, divertente «film di guerriglia». Degno delle cose di Michael Moore, per spirito satirico e ambizione di gittata. Lo distribuisce in Usa l'Mgm-Ua? Certo: annusa l'ondata Kerry, niente affatto effimera...

Mentre le nostrane «jene» tv se la possono prendere solo con i piccoli pesciolini del crimine quotidian-matriciano, non potendo attaccare chi li usa e ne abusa, che ne dite di affrontare, invece, la Wto, l'Organizzazione del commercio internazione, in persona? Yes men lo fa. Per denunciare e opporsi ai pericolosi diktat e alle micidiali «soluzioni finali» della mondializzazione si può fare di peggio e di ancor più violento che sfilare contro il G8 e contro chi lo protegge. Affrontando, per esempio, l'arena micidiale della comunicazione e della «disinformazione» globale. Che ne dite, per esempio, come fanno i nostri «Yes men» di mettere su un sito chiamato http://gatt.org? E poi di mandare falsi comunicati stampa rilanciati o pretese prese di posizione ufficiali del Wto, magari chiedendo l'immediata dissoluzione dell'organizzazione stessa? Diventando sempre più credibili e provocando corto circuiti come interrogazioni parlamentari (è successo in Canada) o lanci d'agenzia o inviti a convegni e meeting in tutto il mondo (Parigi, Helsinki, Sydney) o a dibattiti «live» su stazioni televisive prestigiose?

Diretto dal trio Chris Smith, Dan Ollman e Sarah Price (al fianco di Moore in The Big One) i congiurati burloni della controinformazione economica (circa 300 nel mondo, e hanno già stampato anche un libro e venduto le carte da gioco con i veri pericoli pubblici numero 1, Murdoch, Bush jr. e Rumsfeld assi di cuori e di picche, e non Saddam o Gheddafi), hanno registrato le loro buone azioni in un film feroce dove impariamo, in stile Swift coprofago, a risolvere i problemi della fame nel III mondo riciclando hamburger (l'80% del suo valore nutritivo è sprecato dall'Occidente? Perché non ottimizzarne i rifiuti?) o della flessibilità teleguidata attraverso una tuta dorata da manager dotata di enorme membro con pulsanti per elettroshock contro lavoratori che battono la fiacca. In aula i convegnisti prendono meticolosamente appunti...


 
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